Sin dall’antichità il serpente è stato venerato, rispettato, elevato a divinità, paragonato al creatore, considerato un protettore o un custode della conoscenza, un demone, un messaggero degli inferi,…
Tutti i popoli e le culture sono legate, in un modo o nell’altro, al serpente (ad eccezione delle civiltà che popolano paesi in cui questo rettile è assente) e nessuno, ancora oggi, ne è indifferente: c’è chi lo ama, chi lo rispetta, chi lo odia, chi lo teme, ma nessuno lo ignora.
Per non annoiare con un pesantissimo corso di storia, divido questo articolo, sul rapporto uomo-serpente, in vari capitoli che vi presenterò man mano avrò il tempo di prepararli. Sempre per non stancare, darò solo dei brevi cenni di culti legati al serpente, originari da vari paesi e di varie epoche, tralasciando, purtroppo, innumerevoli leggende e tradizioni. Se desiderate maggiori informazioni o approfondimenti, non esitate a richiedermele. Cercherò anche di presentarvi degli oggetti, presenti nella mia collezione, inerenti all’argomento.
Serpente in osso, XIX° secolo, Uzbekistan.
Incominciamo col capire perché il serpente è così tanto presente nelle religioni e nelle culture.
Ha un aspetto sfuggevole ed agile malgrado non abbia arti.
Il suo veleno può causare la morte di un uomo, ma può anche essere usato in medicina, per curarci.
Ha uno sguardo fisso ed imperturbabile.
Il fatto che “rinasca più giovane” e bello dopo la muta.
Può nascondersi negli antri della terra ma pure arrampicarsi negli alberi, nuotare nell’acqua, ecc.
Tutti questi (e molti altri) fattori hanno sicuramente contribuito a far credere che il serpente fosse un essere soprannaturale, immortale ed in contatto con entità superiori.
Sin dalla preistoria il serpente è stato rappresentato con incisioni e pitture rupestri e per ornare armi ed ornamenti in osso.
Vaso in terracotta decorato con dei cobra, Indus Valley, 2500 a.C.
La Civiltà della Valle dell’Indo (3300-1500 a.C.) è una tra le più antiche del mondo assieme a quelle della Mesopotamia e si è sviluppata lungo il fiume Indo in Pakistan e India Occidentale.
Le prime grandi civiltà del neolitico.
Il serpente è legato alla fertilità, il suo corpo sinuoso può essere paragonato ad un fiume, quindi all’acqua e alla pioggia (in alcune zone i serpenti si nascondono nella stagione secca e “ricompaiono” con le prime piogge). Le prime grandi civiltà neolitiche, che vivevano di agricoltura ed allevamento, erano strettamente legate alle piogge, scarse o troppo abbondanti, che influenzavano l’esito del raccolto annuale.
Copia di rappresentazione della Dea Madre, Periodo Neolitico (3500 a.C.), Malta.
Questi primi popoli di agricoltori credevano nella Dea Madre, la Terra. Questa Dea veniva rappresentata con gli attributi femminili ben marcati per evidenziarne la fertilità. Il serpente si univa alla Terra per renderla fertile e prospera, e l’uomo era dipendente sia dalla Dea Madre che dal serpente; dalla terre e dall’acqua; dalla femmina e dal maschio.
Copia in nefrite di rappresentazione della Dea Madre che si unisce al serpente. Cultura Hongshan (3500 a.C), Mongolia Interna.
Su numerosi oggetti di culto possiamo quindi trovare rappresentati dei serpenti, soli o accompagnati dalla Dea Madre o da altre figure. Spesso questi manufatti facevano parte del corredo funebre di personaggi importanti, quali re, capi e sacerdoti ed accompagnavano i defunti nella loro vita ultraterrena. A quei tempi si credeva pure ad una rinascita dopo la morte ed il serpente rappresenta molto bene questa resurrezione con il fatto di mutare periodicamente la propria pelle, quasi fosse un essere immortale.
Possiamo quindi dedurre che per alcune società neolitiche, il serpente fosse un simbolo di rinascita, di immortalità e di fertilità.
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