Come detto nel capitolo precedente, è piuttosto difficile parlare di uomo-serpente in poche righe. Anche qui mi limiterò a qualche accenno…
Gli Aborigeni d'Australia credono che il mondo sia stato creato da Kurrichalpongo, un grande serpente sovrannaturale. Dalle sue uova sarebbero nate le montagne, gli alberi e gli animali.
Sempre gli Aborigeni venerano il serpente arcobaleno, che collega il cielo alla terra, ed è il guardiano dell'acqua, che distribuisce, rappresentando la fertilità della terra e dell'uomo.
In Africa ritroviamo delle credenze simili, dove il serpente è legato all'arcobaleno e di conseguenza alla fertilità portata dalla pioggia. Alcuni popoli d'Africa considerano il serpente un antenato comune a tutta la loro etnia, e vi consacrano un tempio.
Python regius, venerato in alcuni templi africani.
Alcune sacerdotesse si occupano di nutrire e curare i serpenti ospiti di queste strutture, in modo da avere in cambio protezione per tutta la comunità.
In questa statuetta africana è racchiusa la coda di un serpente. Nessuno mi ha ancora svelato il significato di quest'oggetto, ma potrebbe rappresentare una figura femminile, fecondata dal serpente, oppure gravida di un serpente...
Curiosamente, molte di queste credenze si sono evolute in modo parallelo in punti opposti del globo, e molte di queste credenze ancestrali sono poi state riprese dalle religioni più recenti.
Nell'Antico Egitto la dea naja Ejo proteggeva la zona del delta del Nilo e garantiva la sovranità del Faraone. Non a caso, sulla corona di questi ultimi, veniva rappresentata sotto forma di ureo, un cobra (Naja) dal cappuccio aperto che proteggeva il Sole ed il Faraone con il suo respiro infuocato.
Sul copricapo di Horus possiamo vedere un cobra che ingloba il sole.
In Mesopotamia, l'Eufrate veniva identificato ad un serpente maschio. Una leggenda babilonese racconta delle avventure di Gilgamesh che raccolse, nel mondo dei morti, l'erba d'immortalità per riportarla nel paese dei vivi. L'eroe babilonese si fece rubare l'erba dal serpente che divenne immortale a dispetto dell'uomo.
L'immortalità del serpente, ispirata al fatto che "cambi" pelle periodicamente, è comune a numerose culture. Ad esempio per gli Aztechi il serpente era il dio inventore del calendario, simbolo di morte e di rinascita. I Toltechi e gli Aztechi consideravano Quetzalcoatl, il Serpente piumato, un dio che abbandonò il proprio popolo per vagare verso l'eternità.
Copertina di un libro dove la cerimonia degli Hopi è spiegata dettagliatamente.
Gli Indiani Hopi, vivono in Arizona e, ogni anno effettuano una cerimonia particolare in cui partecipano pure dei serpenti. Il rituale è abbastanza complesso e si svolge su nove giorni. La società religiosa Hopi è divisa in due, quella del Serpente e quella dell'Antilope. Al quarto giorno gli uomini-serpente vanno nel deserto per catturare decine di serpenti, inclusi dei velenosi crotali, per poi portarli con loro in una sala scavata sottoterra dove si svolgeranno diversi rituali. Gli uomini-antilope creeranno, sul suolo della loro stanza sotterranea, un mosaico rappresentante delle nuvole da cui fuoriescono dei fulmini dalla forma serpentina. Al nono giorno le due società si ritrovano nella piazza del villaggio dove vi si svolge una danza particolare. Gli uomini serpente danzano in gruppi di tre. Uno di questi danzatori afferra un serpente che porterà alla propria bocca per tenerlo saldamente tra le labbra mentre effettuerà uno giro di piazza. Una volta che tutti i serpenti hanno "danzato" vengono posti al suolo e cosparsi da farina di mais prima di essere rilasciati nel deserto.
Questo rituale ha lo scopo di far piovere e i serpenti fungono da messaggeri che portano le preghiere degli uomini agli spiriti.
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