Vorrei parlare un po’ di un rapporto uomo-serpente che sta prendendo sempre più piede anche tra di noi, cioè la “terraristica” o “terrariofilia”.
Il fatto di tenere in casa dei serpenti (ma pure altri rettili, anfibi, insetti, aracnidi,…) sorprende alcune persone, che si chiedono cosa un’animale del genere possa dare all’uomo, come se fosse obbligatorio che un rapporto uomo-animale dia sempre affetto, sottomissione, cibo, e via dicendo.
Se oggi l’acquario coi pesciolini è diventato normale, il terrario col serpente non è ancora ben visto anche se, secondo me, hanno una radice comune, cioè quella di ricreare, in piccola scala, un ambiente naturale dove farci vivere degli animali.
Oggi la tecnologia, l’esperienza dei precursori, i libri divulgativi e le numerose informazioni reperibili via internet, danno molte facilità nell’allevamento dei rettili. Ancora solo qualche decennio fa allevare un rettile era privilegio di zoo, rettilari e qualche personaggio originale.
Dal punto di vista etico il problema si pone chiaramente: con quale diritto l’uomo si permette di rinchiudere in gabbia degli animali? Questo è un discorso lungo e credo senza una vera e propria risposta, come tutti i problemi etici che coinvolgono gli animali (animali da macello, caccia, pesca, cani, gatti, canarini, e via dicendo).
Col tempo si è riusciti a riprodurre in cattività innumerevoli specie di rettili, anfibi, invertebrati, ecc., quindi gran parte di quelli allevati nelle nostre case sono discendenti di animali nati in cattività, per cui non sono più animali strappati alla libertà e alla natura. Poi anche qui, sta nell’etica di ognuno accertarsi che il proprio serpente provenga da allevamenti e non dalla natura.
Visto il crescente interesse verso questi nuovi animali da compagnia (come sono spesso definiti dai media), molti paesi elaborano leggi (non sempre molto intelligenti purtroppo) per regolamentare il fenomeno.
Se ora la terraristica è alla portata di molti, e viene esercitata per svago e passione, inizialmente è nata a scopi scientifici, permettendo agli studiosi di poter osservare alcuni comportamenti difficilmente osservabili in animali liberi in natura.
Oggi in mezzo ai numerosi allevatori di rettili troviamo tra i migliori esperti del settore, spesso specializzati in un determinato gruppo di animali (chi i gechi, chi i pitoni, chi i crotali, …), ed il tutto, spesso, imparato in modo autodidatta, guidati dalla passione e dall’amore per gli animali che allevano.
A volte mi ritrovo davanti a persone che proprio non capiscono come uno possa allevare rettili, questo per vari motivi, tra cui quello scaturito da una certa paura (=ignoranza), altri per pseudo-motivi animalistici. Dalle varie discussioni emergono parecchi preconcetti nei confronti della terraristica.
Ecco alcuni esempi che mi sono venuti in mente di getto e che esporrò in chiave un po’ ironica:
-spesso mi si chiede di quanti serpenti è composta la mia collezione. Francamente colleziono un sacco di altre cose, ma non esseri viventi, chi si sognerebbe si chiedere al vicino di casa quanti gatti o canarini colleziona, o al contadino quante capre colleziona?
-il fatto che il serpente si nutra di una preda riconoscibile urta la sensibilità di chi si mangia il filetto di puledro assieme a me, o che convive con cani e gatti che si cibano di crocchette alla carne.
-il signore che ha appena preso a bastonate l’orbettino nel suo prato e che si commisera sulla prigionia di una vipera.
Lo scopo di questo articoletto non è quello di fare propaganda per l’allevamento di rettili, per cui non mi dilungo oltre e concludo mettendo in evidenza alcuni pro e contro del fenomeno.
I contro sono sicuramente legati a fenomeni di moda, in cui alcune persone comprano, su un colpo di testa, un rettile da mettere a casa senza informarsi adeguatamente sulle sue esigenze, ed una volta confrontati a vari problemi se ne liberano. Un’altro punto negativo è sicuramente legato a personaggi poco scrupolosi che lucrano commerciando animali prelevati dalla natura.
I punti positivi sono da vedere in un lavoro educativo, in grande o piccola scala, poco importa, ma chi alleva "ad opera d’arte" e con passione un rettile, un anfibio, un ragno, uno scorpione, un insetto, o altro, immancabilmente comunicherà questo suo amore a chi lo circonda, generalmente ridimensionando i pregiudizi, le paure e la repulsione nei confronti di questi animali.
Diciamo che mi piace considerare i serpenti che allevo come gli ambasciatori dei loro fratelli liberi.
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