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26 marzo 2012 1 26 /03 /marzo /2012 12:57

 

Recentemente mi sono recato in una zona della Lombardia dove sopravvivono alcune Vipera aspis francisciredi.  Ringrazio Matteo, che gentilmente mi ci ha portato.

 

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Gli habitat sono un po’ diversi da quelli che frequento abitualmente, in quanto è formato da boschi e radure di pianura. Diversamente a ciò che osservo nelle vipere “ticinesi”, queste vivono proprio ai margini del bosco, trovando rifugio nei rovi, in altra vegetazione e tra le radici degli alberi. Gli habitat a cui sono abituato alternano pietre (pietraie, muri a secco, ecc…) a vegetazione più o meno densa. Nell’habitat lombardo non vi era traccia di pietre.

 

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L’esemplare che abbiamo osservato si teneva a pochi centimetri dalla tana di un roditore (forse disabitata) dove probabilmente trovava rifugio.

 

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Mentre fotografavamo la vipera, quest’ultima adottava un comportamento diverso da quelle che osservo in altri ambienti, cioè cercava di nascondersi sotto le foglie che formano il substrato, a volte nascondeva la testa sotto il proprio corpo; mentre altre vipere di ambienti più pietrosi spesso cercano rifugio scattando rapidamente, quasi fossero coscienti che prima o poi capitano a portata di una fessura tra i sassi, dove riescono a dileguarsi.

 

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Avendo osservato un solo individuo non posso di certo azzardare che il comportamento della vipera presa in esame sia quello di tutte le vipere che vivono in questo tipo di habitat.

 

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La forte industrializzazione e edificazione della pianura Lombarda ha portato alla quasi totale distruzione degli ambienti adatti alla vipera, per qui l’esemplare delle foto fa parte di una “popolazione relitto” che riesce a sopravvivere (non si sa fino a quando, purtroppo) sparpagliata nei residui dei suoi habitat elettivi e primari.

 


 

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Copyright © Grégoire Meier 2012. Tutti i diritti sono riservati. E' vietata la riproduzione, anche parziale dei testi e delle foto.

 

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2 marzo 2012 5 02 /03 /marzo /2012 10:26

Anche quest’anno la stagione delle osservazioni dei serpenti prende finalmente inizio!

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Nel giro di poche settimane siamo passati dalle temperature fredde a quelle più miti. Il fatto che la temperatura non scenda sotto lo zero di notte e che di giorno sia ben sopra i 10°C, stimola i rettili ad uscire dai rifugi invernali per termoregolarsi. I serpenti sfruttano il microclima che si crea in determinati ambienti, in cui si possono registrare alcuni gradi in più rispetto ad una zona distante pochi metri.

L’innalzamento della temperatura e  l’allungamento delle giornate fa proprio scattare qualche cosa in questi animali, un fenomeno che ho pure potuto osservare nei miei terrari. Animali che sono rimasti totalmente nascosti fino a settimana scorsa, hanno iniziato ad “emergere” e circolare nel terrario.

 

In questo breve articolo vi mostro le mie prime osservazioni della stagione che ho avuto la fortuna di fare il 1 marzo.

 

Come primo giro perlustrativo mi sono recato nel Sopra Ceneri per vedere se riuscivo ad osservare delle Vipera aspis atra. Ho incontrato un maschio.

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Tipico habitat, l'inclinazione della sassaia incide sulla temperatura del suolo, in cui si crea un microclima.

 

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Bastano pochi giorni di sole per far sciogliere la neve! 


 

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La stessa vipera fotografata sopra.

 

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Da una parte vi sono i resti delle vittime dell'inverno....

 

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...dall'altra la rinascita espressa in un delicato fiore!

 

 

 

Qui un paio di scatti artistico-sperimentali:

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Nel pomeriggio sono andato alla ricerca dei Vipera aspis francisciredi nel Sotto Ceneri. Qui ho potuto osservarne due che si scaldavano a poche decine di centimetri l’una dall’altra. Mi sono limitato a fare delle foto senza importunarle, in questo periodo preferisco non disturbare troppo i serpenti che devono rimettere in moto il loro metabolismo.

Una di queste vipere era proprio convinta di essere invisibile, il che mi ha permesso di avvicinarmene parecchio.

 

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Non sempre facili da individuare.

 

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Questo timido sguardo é di buon auspicio per un stagione ricca!

 

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Copyright © Grégoire Meier 2012. Tutti i diritti sono riservati. E' vietata la riproduzione, anche parziale dei testi e delle foto.

 


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27 febbraio 2012 1 27 /02 /febbraio /2012 11:09

La stagione dei rettili sta per iniziare finalmente! Per sgranchire le gambe e rispolverare l’apparecchio fotografico ho deciso di andare a trovare i Cavalli del Bisbino.

 

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La storia di questi cavalli è un po’ tormenta, ma grazie ad un gruppo di persone, che hanno deciso di prendersene cura, la loro vita ha preso una svolta felice.

 

Accenno solo un paio di considerazioni, lasciandovi poi il piacere di approfondire la questione  tramite il sito cavallidelbisbino, dove troverete tutte le informazioni e le avventure di questi cavalli.

 

Questo gruppo di cavalli ha vissuto diversi anni allo stato libero, pascolando sul Monte Bisbino.

Un rigido inverno ha spinto questi cavalli verso i villaggi, attirandosi le antipatie di certi…

 

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La vita selvatica di questi cavalli ha permesso loro di ricreare le gerarchie all’interno del gruppo. Vi è una femmina dominante che guida e decide gli spostamenti del gruppo, ed uno stallone che chiude i ranghi e sta ben attento a non perdere qualche giumenta per strada…

 

Grazie ad un gruppo di volontari, questi cavalli possono vivere liberamente sul Monte Generoso durante la bella stagione, e sono portati in un recinto durante l’inverno, dove vengono foraggiati.

 

Come anticipato, vi consiglio di  leggere molte più informazioni sul sito: http://www.cavallidelbisbino.ch/

 

 

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Ringrazio la signora Luigia Carloni (nella foto sopra) per avermi dato accesso ai cavalli e per le numerose spiegazioni.

 

Lascio spazio a qualche immagine scattata nel recinto invernale sperando comunque di trovare il tempo per venire a scattare qualche foto sul Monte Generoso, un contesto spettacolare!

 

 

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Malgrado siano cavalli molto socievoli e dolci, direi che son dei veri coccoloni, a volte tra di loro c'è qualche discussione animata. Le immagini seguenti mostrano due giumente che litigano, probabilmente per motivi di gerarchia.

 

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La calma ritorna presto!

 

 

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Prima di andarcene, questo Bisbino viene a faci un'ultima coccola!

 

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16 dicembre 2011 5 16 /12 /dicembre /2011 14:03

 

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Nella cultura Zuni il serpente ha una forte presenza ed è raffigurato in molte forme d’arte. Tra le rappresentazioni più interessanti, troviamo i feticci a forma di serpente, intagliati nella pietra (marmo e altre). Queste figure sono scolpite, forate e levigate a mano, spesso presentano degli intarsi in altre pietre o in madreperla.Si pensa che gli Zuni abbiano imparato dai Navajo l’arte della lavorazione delle pietre preziose e semipreziose. I Navajo l’avrebbero acquisita dai primi coloni spagnoli, specializzandosi nella fabbricazione di gioielli.

 

 

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Esempio di gioielli Navajo.

 

 

Tra i numerosi feticci Zuni, chiaramente, mi interesso particolarmente quelli a forma di serpente. Ogni forma diversa rappresenta un serpente diverso, dal potere distinto.

 

Il serpente tradizionale è una creatura inquietante ma è considerato un aiuto agli uomini. Il serpente è un cacciatore cha sa muoversi con agilità e velocità e sa passare inosservato. Quando il serpente cambia pelle, simboleggia il cambiamento, la trasformazione. I rituali di guarigione e di fertilità richiedono la presenza di idoli a sembianza di serpente. La sua forma, che ricorda quella di un pene, ne è sicuramente un motivo. Questo serpente rappresenta la potenza sessuale, la vita e la morte.

 

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Il discorso legato alla fertilità e alla guarigione vale pure per i feticci che rappresentano i serpenti a sonaglio. Questi crotali proteggono e portano buona fortuna.

 

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Serpente a sonaglio, lo si riconosce dalla coda abbastanza esplicita.

 

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Altro esempio di serpente a sonaglio.

 

I serpenti dalla forma zigzagante, chiamati Avanyu, rappresentano la pioggia e la fertilità delle colture. La sua forma è eloquente, ricorda un fulmine o il serpeggiare di un torrente tortuoso. Il serpente Avanyu è responsabile del cambio delle stagioni e dei cambiamenti in generale, egli benedice l’acqua, porta la pioggia e ripristina le energie.

 

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Citdola è la versione commerciale che gli Zuni hanno creato in parallelo al Avanyu. Citdola rappresenta il cambiamento attraverso la nascita e la morte. La sua forma a spirale simboleggia la carica energetica. La potenza del morso del serpente ha probabilmente influenzato questa simbologia legata all’energia, inteso come trapasso/scambio energetico tra il serpente e la sua preda. Indossare gioielli con questo serpente fornisce energia.

 

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Come abbiamo potuto vedere in questi feticci a forma di serpente, la pietra che quasi sempre compare è il turchese. Presente in abbondanza, in minimi dettagli o  semplicemente per rappresentare gli occhi, il turchese ha la sua importanza. Gli Hopi credono che il turchese sia l’escremento della lucertola. Per tutti questi popoli, questa pietra è sacra e protegge dai pericoli e dalle malattie contagiose chi lo indossa, rappresenta salute e prosperità.

 

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Oggi degli artisti Zuni lavorano la pietra sempre in un modo artigianale, creando degli idoli dalla forma tradizionale. Questi feticci non hanno la valenza e la carica di quelli usati per i riti, ma vengono comunque trattati bene… una mancanza di rispetto può portare a gravi conseguenze, come ad esempio, all’infertilità.

 

Malgrado questi manufatti abbiano, oggi, uno scopo commerciale e non sacro, sono la continuità di una cultura repressa e praticamente annientata da anni di colonialismo e da terribili campagne sterminative e ghettizzanti.

Gli Zuni, i Navajo,  gli Apache e molti altri popoli continuano a mantenere viva una cultura e delle tradizioni che difficilmente trovano spazio nel mondo moderno che è cresciuto attorno a loro.

Questi oggetti artigianali sono uno dei tanti modi che un popolo ha trovato per poter esprimere la propria cultura, aggiornandola ai tempi moderni per far sì che non cada nell’oblio.


 

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7 dicembre 2011 3 07 /12 /dicembre /2011 15:12

Tempo fa avevo scritto un articolo in cui dedicavo alcune righe alla tradizione che unisce gli Hopi ai serpenti. Con i prossimi due articoli resto nel medesimo continente presentandovi gli Zuni e i loro feticci a forma di serpente.

Prima di vedere i feticci a forma di serpente (prossimo articolo) introduco brevemente gli Zuni e alcuni popoli limitrofi, con cui condividono alcune credenze.


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Gli Zuni, popolo di Nativi Americani, vivono tutt’oggi nel Nuovo Messico, a confine con l’Arizona, territorio che li ospita da oltre 700 anni. Gli Zuni discendono dal popolo preistorico conosciuto come Anasazi, e malgrado abbiano da sempre subito gli attacchi da parte di Navajo e Apache, condividono con loro e gli Hopi varie tradizioni.

Tra le tradizioni e gli oggetti che accomunano questi popoli troviamo i Kachina, termine Hopi che ha molti significati ma che possiamo riassumere semplicemente col termine di sacro.

 

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I Kachina sono gli spiriti sacri della terra, del cielo, dell’acqua, del grano, degli animali, sono divinità e antenati. Secondo gli Hopi, questi spiriti vivevano in mezzo al popolo. Visto che il popolo li ignorava, gli spiriti decisero di rifugiarsi nelle montagne (come ad esempio San Francisco Peaks) ma non prima di aver insegnato al popolo le danze sacre e la gioia di ballare.

Per le danze sacre i ballerini indossano maschere per poter impersonificare al meglio il Kachina che incarnano e poter così fungere da intermediario tra gli spiriti Kachina e il popolo.

 

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Gli Hopi e gli Zuni hanno poi scolpito delle bambole Kachina, cercando di rappresentarle nel modo più fedele possibile al danzatore Kachina. Queste bambole vengono date ai bambini per poter insegnare loro come riconoscere i vari spiriti Kachina, la loro storia e il loro significato religioso.

 

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Tra gli Hopi, gli Apache, gli Zuni e i Navajo vi sono dei veri e propri artisti che scolpiscono ancora il pioppo e usano pelli e piume per vestire le bambole Kachina. Queste bambole artigianali non hanno più nessuna valenza religiosa ed hanno perso il loro scopo primario, quello di voler trasmettere ai bambini la loro cultura, ma forse mantengono la loro carica educativa nei nostri confronti, mostrandoci costumi tradizionali ed avvicinandoci ad una cultura rispettosa della natura.

 

 

Il Kachina che illustra questo articolo é stato fatto da un artigiano Navajo.

 

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Probabilmente questo Kachina che danza con un serpente a sonagli é frutto della tradizione Hopi. Osservate l'immagine sopra in cui si vede bene il crotalo, stilizzatissimo ma comunque espressivo e molto eloquente: testa potente e sonaglio.

 

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